Brutte notizie by Maria Luisa Busi

Brutte notizie by Maria Luisa Busi

autore:Maria Luisa Busi [Busi, Maria Luisa]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2010-02-14T23:00:00+00:00


Un bel pezzo. Ma non l’ha scritto un giornalista e non è comparso su un grande giornale. Non in uno speciale televisivo, lasciamo perdere i telegiornali che in posti come lo Zen cercano ormai di non capitarci per non trovarsi in imbarazzo. Il pezzo è apparso su un piccolo giornale, «Altraeconomia», e l’ha scritto un maestro di scuola. Alex Corlazzoli. Maestro precario naturalmente. La sua storia è quella di un talento scoraggiato, ignorato, respinto. Alex è uno dei tanti che mi contattano dopo la pubblicazione della lettera a Minzolini. Mi scrive, gli rispondo, mi racconta la sua storia. «Ho iniziato a pensare di fare il giornalista» racconta «quando ancora non sapevo che sarei stato parte della generazione precaria. In casa mia non c’erano i quotidiani. Mio padre, operaio, semianalfabeta, senza neanche il diploma elementare in tasca, non mi ha mai insegnato a leggere un giornale. Nel salotto non c’era una libreria. Neanche I promessi sposi. Nulla. L’unica concessione era il “Giornalino dei Piccoli”. Mia madre qualche volta la vedevo leggere “Intimità” o “Confidenze” che ancora non sapevo cosa fossero se non dei magazine dove si parlava di donne. Tuttavia fin da bambino mi affascinava quel mestiere. Seguivo ogni sera il telegiornale: quello sul primo canale, diceva mio padre quasi che gli altri fossero da meno.» Così Corlazzoli fonda il giornalino della scuola, poi comincia a scrivere per un settimanale locale della provincia di Crema, dove vive. 100 mila lire al mese e siamo nei primi anni Novanta, riesce a scrivere da Cremona per «l’Indipendente» diretto da Feltri per cui lavora Marco Travaglio. Mai visto un soldo, la società viene liquidata. Trova un posto alla «Provincia», il quotidiano di Crema e Cremona. Impara il mestiere e anche le sue piccole miserie. «Il mio caporedattore mi aveva inviato alla festa degli agricoltori che detengono la proprietà del giornale. Taccuino e penna alla mano andai a un convegno dove in sala v’erano non più di cinque persone. Tornai in redazione e scrissi: “Scarso il pubblico all’incontro organizzato...”. Dall’altra parte della stanza sentii il mio capo urlare “Corlazzoli, che cazzo fai?”. Da allora compresi che se anche ci fossero state due persone ad un seminario organizzato dagli agricoltori avrei scritto “Applauditissimo l’incontro organizzato da...”. Perché anche una coppia, anche uno solo applaude.» Per il giovane cronista sono comunque anni entusiasmanti, riesce persino a seguire la missione Arcobaleno in Albania, sognando il giornalismo di Kapus´cin´ski. Ma la realtà alla fine è un posto fisso al giornale di Crema, che si rivela un lavoro mal pagato e senza diritti e da cui, alle prime lamentele, viene cacciato.

«Intanto avevo iniziato in quegli anni a fare qualche giorno di supplenza nelle scuole. Il mio certificato di servizio riporta contratti di tre giorni alla scuola primaria di Sergnano, un giorno alla primaria di Pianengo, cinque giorni a Bottaiano dove anni dopo mi sarei ritrovato da precario con un contratto a tempo determinato di cui dover essere felice.» Qualche soddisfazione intanto gli arriva, pubblica un libro cui collaborano Ilda Boccassini,



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